La memoria storica di questa città è sempre stata breve, a volte minima, con molta facilità si sono dimenticati gli aspetti più belli di vivere in quella che è la capitale del Simeto, in cui la generosità dell’Etna ha spesso fornito i materiali più semplici per costruire le case e le strade di tutti i paesi che costituiscono la la circonferenza del vulcano. Paternò ne ha spesso usufruito della materia prima del gigante buono, la pietra nera dell’Etna spicca in ogni angolo di questa città e qualche volta, anche nelle sue strade, una volta magnifiche rappresentazioni di quello che i maestri scalpellini sapevano fare con la pietra dell’Etna. In questi giorni, durante i lavori di messa in posa dell’asfalto per il passaggio del giro d’Italia, e precisamente nel momento in cui la via Vittorio Emanuele è stata raschiata del vecchio manto stradale, è venuta fuori una meraviglia, un tesoro che in pochi ricordavano, ma che giace lì, sotto quei centimetri d’asfalto. Parliamo del magnifico basolato lavico che arricchiva via Vittorio Emanuele, e che per l’ottusità e poca lungimiranza degli amministratori di un tempo, è stato sepolto e coperto da una coltre nera e poco bella da vedere. L’eccezionalità di questa scoperta, sta nella perfetta conservazione di questo manto stradale di pietra lavica ed ecco che in tanti si sono chiesti: perché non ripristinare questa meraviglia? Purtroppo, mentre in altri comuni, si ha la tendenza ad effettuare dei miglioramenti architettonici, qui invece, da 30 anni a questa parte, c’è stata un’inversione di tendenza, un’estetismo alla rovescia, insomma una ricerca del “brutto” ed allora perché non sovvertire il trend? Favole, parole gettate al vento, o semplice riappropriazione dei beni architettonici della città?
Vincenzo Anicito
Esteta, curioso, intrigante, riflessivo, odia gli stereotipi, ama Paternò e il Paternò calcio, il paesaggio al tramonto, il mare d'estate dopo le 19:00 e dormire con il rumore della pioggia
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